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lunedì 13 novembre 2017

L'intelligenza artificiale e l'evoluzione della specie

di Nicola Bertin

Nel lontano 1993 scelsi all'esame di maturità di svolgere il tema sulle macchine pensanti. Supereranno o no l'uomo ?
La mia tesi diceva: probabilmente si, è l'inevitabile cammino dell'evoluzione, che non guarda in faccia nessuno. Chiariamoci subito su questo punto essenziale: al momento attuale nessuno sa come le IA evolveranno e neppure quando diventeranno autocoscienti. La sensazione, per chi si interessa al tema, è che questo momento sia imminente. Gli ultimi risultati sulle IA e il rilascio del computer quantistico mettono in fibrillazione alcune delle migliori teste pensanti di questo pianeta.



Elon Musk è probabilmente la persona che più di tutte le altre mette in guardia su come avviene lo sviluppo dell'IA. Dalle discussioni con il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ai commenti sui test nucleari coreani, ogni occasione è buona per ricordare il pericolo dello sviluppo incontrollato IA. Secondo Musk l'IA è la più grande minaccia alla vita umana così come noi la conosciamo ora. Al fine di promuovere e sviluppare un'IA amichevole alla razza umana ha fondato, insieme a Sam Altman e altri investitori, OpenAI, un'organizzazione non profit di ricerca sull'IA, con un investimento di oltre 1 miliardo di dollari.

Anche Stephen Hawking è pessimista a riguardo dell'impatto dell'IA sulla vita umana e insiste sulla necessità di evolvere in una specie multiplanetaria, che possa sopravvivere alle minacce del cambio climatico e dell'intelligenza artificiale.
Per quanto ne so io, le simulazioni sullo sviluppo delle IA danno come vincente nella maggior parte dei casi una specie aggressiva. Condivido le preoccupazioni di Elon Musk, soprattutto per quanto riguarda la competizione tra le grandi potenze. Saranno in grado di accordarsi e disponibili a rinunciare a un vantaggio competitivo pur di assicurarsi di avere tutti quanti IA che siano solo amichevoli ?

Un altro aspetto interessante riguarda il transumanesimo, ipotesi che lo stesso Musk sottolinea, è cioè di una evoluzione umana come integrazione tra uomo e macchina. Ipotesi che solo a pensarci mi mette i brividi ma che potrebbe essere l'unica possibile perché l'essere umano possa mantenersi competitivo con le specie che nasceranno come sviluppo delle IA. A meno che l'essere umano non compia un salto evolutivo di cui, al momento attuale, non si vedono le tracce. A meno che non nasca una coscienza collettiva che ci renda in grado di unire le nostre forze e di affrontare le gravi minacce che sono ormai all'orizzonte, dal cambio climatico, alla resistenza antibiotica, allo sviluppo incontrollato dell'IA.
Già adesso ci troviamo ad affrontare sfide date dalla tecnologia che polarizzeranno sempre di più il mondo del lavoro.
Potremmo trovarci, tra meno di 100 anni, a vivere in delle riserve come vivono ora gli indiani d'America, e la Terra dominata da altre specie, forse inorganiche. E ad essere grati che sia andata così.