sabato 4 agosto 2018

Su razzismo e antirazzismo

Recentemente ho visto un bellissimo film. Si chiama il "diritto di contare". Racconta la storia di tre giovani ragazze di colore che negli anni 60 sono riuscite a superare i pregiudizi razziali e sessisti e ad avere un ruolo da protagoniste nella storia dei viaggi spaziali americani.
E' l'epoca di Martin Luther King, John Kennedy, Malcolm X. L'epoca in cui per le persone di colore c'erano posti riservati negli autobus, c'erano bagni riservati, uffici riservati. E' un'esperienza che ci sembra lontanissima, eppure non sono passati ancora 60 anni. Ci sembra lontanissima quell'esperienza perché le sofferenze e le lotte di quegli anni non sono state inutili. Qualcosa è cambiato a livello collettivo. Oggi, l'idea che una persona possa essere considerata inferiore per via del colore della sua pelle o a causa del suo genere è, collettivamente, ritenuta sbagliata. Naturalmente continuano a verificarsi episodi di razzismo o di sessismo. Lo vediamo tutti i giorni, nella politica, nel lavoro, nelle relazioni. Siamo in grado di vederlo perché oggi c'è più sensibilità su questo tema, siamo, collettivamente, più consapevoli rispetto a 60 anni fa. È un processo che si deve completare. Abbiamo fatto molti passi avanti, dobbiamo farne ancora.

Viviamo un momento storico, in Italia, di fenomeni di contrapposizione definiti, per esempio, di razzismo e di antirazzismo. Sì compara questa epoca storica con altre epoche storiche ignorando tutto quello che c'è stato in mezzo, i passi in avanti che sono stati fatti, la sensibilità e la consapevolezza che, collettivamente, l'umanità ha acquisito grazie alle lotte e alle sofferenze che ci sono state nelle ultime decine di anni.
Abbiamo di fronte a noi problemi che richiedono soluzioni complesse ma la gestione della complessità è qualcosa che ci infastidisce nell'attuale contesto tecnologico di necessità di soddisfazione immediata dei bisogni. Abbiamo troppe cose a cui prestare attenzione, a cui pensare. Abbiamo bisogno di soluzioni semplici, di slogan che fanno capire che parte stiamo e chi sta sbagliando: gli altri, ovviamente.
E' un meccanismo che serve ad allontanare il disagio che sentiamo di fronte a questi problemi. Naturalmente questo meccanismo i problemi non li risolve però, per un po', ci sentiamo meglio.
Collettivamente, abbiamo altri passi da fare. Abbiamo bisogno di eroi capaci di guardare il disagio che hanno dentro senza proiettarlo sull'altro, capaci di accettare che anche nell'altro c'è una parte, per quanto piccola, di ragione.
Eroi capaci di ascoltare tutte le voci e di aiutare le persone a trovare soluzioni condivise a problemi complessi.