di Lucilla Borio
L’essere umano è un animale per sua natura sociale, che si è evoluto grazie alle caratteristiche
specifiche legate alla capacità di comunicare con i propri simili per elaborare strategie vincenti a
fronte di situazioni di inferiorità fisica rispetto alla potenza degli ecosistemi e all’aggressività dei
predatori.
Insomma, non avendo zanne ed artigli ha imparato a cacciare in gruppo per riuscire a
sopravvivere. Per comunicare meglio, ha creato l’uso della parola detta, scritta, trasmessa e
codificata. Anche oggi, nell’era del digitale e della comunicazione virtuale, sentiamo il bisogno di
unirci a persone che sentiamo simili a noi nei desideri e negli interessi, e creiamo nel nostro
prezioso tempo libero un gran numero di associazioni, comitati, consigli e gruppi con una finalità
collettiva esplicita e condivisa. Abbiamo ben capito che l’unione fa la forza, e che collaborando
con gli altri possiamo raggiungere risultati che da soli non potremmo.
Ma ahimè, molto spesso la collaborazione si tinge di difficoltà, e il nobile ideale che ci unisce
scompare dietro una cortina di attriti personali, tensioni, disagi e conflitti. Nel tentativo di
realizzare i nostri sogni, ci ritroviamo in uno scenario da incubo da cui vorremmo scappare a
gambe levate. La buona notizia è che si può imparare a gestire le dinamiche sociali attraverso
percorsi di conoscenza e formazione su come collaborare in modo costruttivo, rispettoso e
pacifico per raggiungere i nostri scopi.
Il triangolo qui a lato mette in evidenza i tre aspetti fondamentali che
concorrono a creare una buona dinamica interna: risultato (obiettivo =
che cosa?), processo (modalità = come?), persone =relazioni (chi?). Il
triangolo deve idealmente essere equilatero (cioè dare pari rilevanza a
ciascun aspetto); al baricentro si pone la responsabilità condivisa tra
tutti i membri del gruppo per bilanciare le tre forze presenti e
distanziare i vertici. Applicare buone pratiche di relazione, processo ed
operatività all’interno di qualunque gruppo dà vita ad un modo di
essere, di vivere, di lavorare che contribuisce a creare giorno dopo
giorno una cultura di pace e collaborazione.
Ecco un breve elenco degli aspetti principali da tenere presenti quando si fa parte di un gruppo e si desidera lavorare insieme agli altri:
1) la gestione dei rapporti personali: l’esperienza quotidiana ci insegna che il conflitto è ineludibile ed è sempre dietro l’angolo. E’ un polo energetico che catalizza e polarizza le energie delle persone e può portare l’intero gruppo alla paralisi ed infine alla disgregazione, passando attraverso grandi disagi e sofferenze personali.
2) il senso di appartenenza: è il filo rosso che lega insieme persone collegate tra loro da ideali e principi, non da vincoli di sangue o rapporti economici. Un’identità collettiva e condivisa crea un territorio comune entro il quale tutti si sentono sicuri e a proprio agio.
3) la cultura della partecipazione e del processo decisionale: imparare a organizzare bene le riunioni e a scegliere consapevolmente il processo decisionale dà forza all'operato collettivo e aumento molto la possibilità che le idee/progetti divengano realtà. Motiva i soci a partecipare volentieri e ad invitare altri amici da coinvolgere.
4) la funzionalità operativa: per realizzare gli obiettivi prefissati, il gruppo si organizza in modo razionale ed efficace per poter funzionare attivamente e raggiungere i risultati concreti che aveva prefissato.
In questo momento di crisi planetaria abbiamo l’urgenza di uscire dai vecchi schemi di competizione e sopraffazione (sia tra esseri umani sia nei confronti del pianeta), e di sostenere una cultura legata all'ascolto, all'inclusione, alla partecipazione e alla valorizzazione dell’intelligenza collettiva, parlando un linguaggio diverso e aprendo strade nuove nelle relazioni personali e collettive. Sarebbe auspicabile che anche la classe politica, molto impegnata a litigare e molto meno a cercare risposte reali ai gravissimi problemi che stiamo vivendo, si risvegli dal “sonno della ragione” in cui è precipitata e si apra ad una trasformazione del proprio modo, assai insostenibile, di lavorare.
Lucilla Borio, Ecovillaggio Torri Superiore
CLIPS – Community Learning Incubator Programme for Sustainability
Coordinatrice per l’Italia di IIFAC - International Institute for Facilitation and Change