giovedì 3 gennaio 2008

e il Madagascar (Capodanno 2005)

Prologo
22 dicembre - ufficio CNB - Padova
26 dicembre - Antsirabe
30 dicembre - Belo sur Tsibirinha
31 dicembre - Morondava
6 gennaio - Ranohira
7 gennaio - Fianatsaroa
9 gennaio - Ambositra
13 gennaio - ufficio CNB - Padova
Tutte le foto del Madagascar


C’è una signora, la madre di qualche mia amica, che è un’ascoltatrice eccezionale.
Le racconto di aver fatto un giro in bici sui colli, o di essere andato in vacanza fuori dall’Italia, e mi fa sentire come se fossi Sandokan redivivo. A me fa piacere, mi capita di uscire da casa sua e di sentirmi uno in gamba, uno che mastica avventura come tabacco forte e scuro.

Cos’è un avventuriero ? A me viene in mente uno che si sa arrangiare in tutte le situazioni, che non si fa intimorire facilmente, che sa il fatto suo, che conosce la natura e le lingue e gli uomini, che riesce a bere, a mangiare, a fumare qualunque schifezza, a viaggiare con ogni tempo e in ogni condizione, che porta in sé la maledizione di sentirsi a suo agio dove l’homo sapiens sapiens si sente a disagio e viceversa. E’ un uomo antico, un uomo di una volta, un uomo che preferirebbe affrontare una lotta mortale con un serpente piuttosto che compilare la dichiarazione dei redditi o fare shopping.

Chi sono io ?
E’ la domanda fondamentale dell’esistenza, quella che contiene al suo interno tutte le altre.
E’ quel sospetto fugace che sfiora i tuoi sensi mentre chiudi gli occhi appena prima di addormentarti, il dubbio di aver rinunciato a qualcosa di te.

Ogni viaggio può essere un’occasione per sfuggire l’inscatolamento introspettivo in cui ci costringono i ritmi e le abitudini cui siamo soggetti, per scoprire o riscoprire qualcosa di sé. A tal fine credo sia meglio rinunciare ai viaggi organizzati, al mordi e fuggi consumistico, ai villaggi vacanze. La mia idea è che si riesce ad apprezzare veramente solo quello che si progetta, si costruisce autonomamente… quindi scegliersi l’itinerario, studiarsi i luoghi, decidere in loco, soprattutto non farsi prendere dallo stress di fare le cose in fretta. Certo è più facile lasciare ad altri il peso dell’organizzazione, farsi trascinare… sicuramente in questo modo vedo più cose in meno tempo ma tutto, mi sembra, passa via come se fossimo davanti alla tivù.
Vuoi mettere il gusto di arrivare in cima a una montagna con le proprie forze? Che valore ha il panorama che si é conquistato, quanto è ricco il premio ? E‘ la ricerca, il desiderio alimentato dalla fatica, dal sacrificio che da valore a ciò che si scopre.

Ho sentito di gente lamentarsi di non trovare un bar per bere un caffè in mezzo al deserto o che non prende il cellulare… che ne può capire della magia del deserto gente così ? Come può apprezzare un alba, un tramonto, un cielo largo e aperto, una cascata nascosta, una foresta buia e impenetrabile, la cima di una montagna, il volto di un bambino ?
Ci riduciamo davvero a persone misere, a volte, nella rincorsa ossessiva di obiettivi spesso discutibili e il tempo… tempo che non c’è, che non sappiamo usare, tempo di cui siamo avidi e ingordi, di cui forse siamo più schiavi che padroni.

Credo sia meglio scegliere luoghi culturalmente lontani da quelli in cui viviamo, per permettere a quelle parti del nostro io più o meno atrofizzate di emergere. La mia idea è quindi di essere attivi all’interno di un viaggio, gruppi piccoli di persone, non troppo organizzati, pronti a cogliere al volo le sensazioni e i richiami e i desideri e le paure che naturalmente emergeranno lungo il cammino. Ascoltarsi, scoprirsi, trovarsi.

Quando il Petroz mi propose il viaggetto invernale venni colpito dal solito cocktail di emozioni che scatena l’avventura, paura, entusiasmo, desiderio.


22 dicembre 2004 ufficio CNB, Peraga di Vigonza (Padova) ore 19.16

Ave fioi.
Arriva il Natale, tra il lavoro e alcune scelte, impegni presi, il tempo m'è sfuggito di mano e mi sono trovato senza...

Non ultimo c'è anche l'impegno degli impegni, il giretto in Madagascar che abbiamo organizzato con Martin e Petroz.
Non andiamo a fare missioni umanitarie, personalmente, non vado nemmeno a fare vacanza... più di ogni altra cosa è la salivazione abbondante che mi provoca il gusto aspro e intenso dell'avventura a spingermi verso...
Devo dire che mi costa un po questa scelta, in termini economici, in termini professionali (ok, chissenefrega), ma soprattutto in termini relazionali.

Avrei voluto starvi più vicino in occasione del Natale, fare gli auguri direttamente e non tramite e-mail, lasciare qualche pensiero in più...
Insomma approfittare di questa occasione per far sentire il bene che si vuole.
Non ce l'ho fatta e mi dispiace. Parto tra 36 ore e ho ancora lo zaino da preparare, ere geologiche di sonno da smaltire...

Così i miei auguri saranno questi, scarni, rapidi, per niente colorati, ma veri e sinceri.

Buon Natale, un abbraccio

Nick


26 dicembre 2004 Antsirabe ore 23 circa

Relax pre - escursione. Un sacco di cose da raccontare. Il viaggio è stato lungo. Preparata la roba in fretta, due ore di sonno e Scorza che tratta sui soldi per portarci all’aeroporto, appena intascati scappa via che scade il parcheggio.
Partenza ore 7.15 + ritardo per sbrinare l’aereo, Parigi, bagagli imbarcati nonostante il ritardo, l’Air France e tutte le paure. Volo tranquillo con il Martin che vede tutti i film e Boerdin tutti i giochi. Finale con vuoti d’aria notevoli che costringono Boerdin alla ritirata, a causa del suo animo sensibile.
All’aeroporto un bolognese, che si era sposato un cesso di malgascia, rompe i coglioni al Boerdin che è abbondantemente oltre la frutta. Taxi ed arrivo al Saka-Manga (Gatto Blu), albergo molto carino e stanza pregna di odore di chiuso. I nostri ronfano fino a l’una e mezzo di Natale, poi si lavano e decidono di andare a mangiare Gamberoni e Zebù al Glacier fino a pomeriggio inoltrato.
Giro per Tanà, Mercato, Parco con giochi tipo roulette, Haute Ville, serata al Pandora, bar dell’avventura, Petroz con la sua immancabile pizza seguito dal Martin e Boerdin che assaggia la zuppa di cipolle alla parigina con formaggio e crostini. Buona ma tosta.
Nel frattempo si accumulano donne al banco del bar che invitano con lo sguardo. Petroz agisce ed arriva Fabiola, seguita poco dopo da Geraldine e infine dalla timida Alice, nel suo vestitino nero con scollatura integrale.
Di chiacchiera in chiacchiera, il Martin si porta in rampa di lancio e arriva al bacio, Petroz conosce Fabiola e Boerdin difende tenacemente la sua virtù, forse arrivando a sfiorare la scortesia. Di bacio, in bacio, strusciata in strusciata, di ballo in ballo, si fa tardi senza alcuna appendice particolare, solo qualche cosa offerta.
Partenza la mattina dopo per Antisarabe, taxi + taxi-brousse, con il solito contorno di accerchiamento in fase di trattativa. All’arrivo Pousse – Pousse che ci scorazzano per tutto il giorno con semi-inculata e fuga finale. Cena con otto euro totali a la Gaelle, Gamberoni + Zebù. Domani tour di cinque giorni fino a Morondava, dove faremo l’ultimo.


30 dicembre 2004 ore 17 circa Belo sur Tsibirinha

Il più dell’escursione è stato fatto. Sono ponato sotto una capanna che fa da ristorante mentre Petroz e Martin fanno la doccia. Lunedì mattina che siamo partiti ho provato in tutti i modi a chiamare la donna, che il giorno prima non rispondeva e lunedì ha il telefono spento. Le mando uno sms dal cellulare del Martin e finisce là. Inoltre Boerdin inaugura la mattinata con una cagata diarroica beneaugurante. Colazione al bar italiano di Giorgio e partenza in gran ritardo con i Pousse – Pousse che si fanno rivedere senza pudore.
Saliti sul pulmino giapponese di terza mano con la consueta guida sportiva affrontiamo scenari del Madagascar. Sosta per il pranzo che azzera in partenza le norme igienico - sanitarie, pranzo in un hotely di uno sperduto paese in mezzo alle colline, riso, pollo, acqua di riso, coca, zuppa di legumi, yogurt naturale, limonata. Mentre sprofondavamo nelle terre lontane dalla civiltà, il nostro autista cecchinava un cane e un uccello.

Madagascar - Donne che lavorano il riso lungo la strada per Miandrivazo

A pomeriggio inoltrato giungevamo a Miandrivazo, dove comincia il vero Madagascar. La serata arriva in una serie di controlli della polizia e in una doccia. I controlli derivano dal fatto che un pirogaro anni fa ha ucciso un turista per derubarlo quindi, per facilitare il rimpatrio della salma, sono necessarie tutta una serie di informazioni.
Cena ricca e abbondante con granchio, pesce, legumi e finale di banane flambé, con Boerdin che conferma la fragilità del suo intestino. Mentre è lì che soffre con il buco del culo in fiamme e discute delle mosse opzionali in caso di pioggia la sera successiva, l’aura del Martin si fa intensa e spara la sua cazzata. “Perché vi preoccupate ?” e rivolto al Boerdin “Godetevi questi momenti !”

Madagascar - Bambini al mercato di Miandrivazo

Dormita nelle zanzariere tra i camion e i galli che rompono tutta la notte. Sveglia dura e partenza con le canoe con i francesi Thierry ed Evelyn della Reunion nella loro canoa performante e noi con Theo e il pirogaro nella canoa più grossa destinata all’ultima corsa.
Dopo pochi minuti Boerdin apre l’ombrello e il Martin ride inutilmente. Qualche ora più tardi è con le gambe in fiamme svelto a coprirsi sotto l’ombrello.

Madagascar - Sosta per il pranzo lungo il Belo-sur-Tsibirinha

Il caldo e l’umidità si fanno sentire, il termometro passa i 40°, l’afa è soffocante. Sosta tattica sotto uno dei radi alberi in mezzo al fango, pane, sardine, formaggio, ananas, acqua e succo di frutta. Organizzano tutto i portantini, noi dobbiamo solo mangiare e sopportare il caldo. Ripartenza e ormai ci si è abituati al fancazzismo. Mentre siamo lì sonnecchianti con un occhio chiuso e uno aperto il cielo alle nostre spalle si oscura, il vento si ingrossa e in poco tempo ci troviamo fermi, in piedi su una lingua di sabbia sotto la pioggia scrosciante, per evitare che la piroga, che già imbarca acqua, affondi definitivamente.

Madagascar - Sosta per la pioggia

Appena Giove Pluvio chiude un po’ i rubinetti ripartiamo e poco dopo giungiamo a un villaggio sul fiume di 5-6 capanne. Dopo le formalità con il capo-tribù montiamo la tenda sotto la pioggia. Nel frattempo Theo e gli assistenti preparano la cena, Boerdin esplora necessariamente il bosco, tutti scattano foto, la francese socializza con i bambini con il solito trucco della macchina fotografica digitale.

Madagascar - Il villaggio della prima notte sul fiume

Cala la sera, la pioggia va e viene, la gallina si pona sotto il poncho del Boerdin. Cena: zuppa di verdure, zebù, banana flambé. Si va a nanna un po’ umidi, mentre Boerdin esplora il bosco anche nel dopocena. La notte i nostri affrontano la gara del russo più forte, svegliandosi l’un l’altro in continuazione, così possono alzarsi alle 5 del mattino freschi e riposati. Colazione con omelette, pane, marmellata, margarina, miele. Anche il Martin esplora il bosco.

Madagascar - Gli eroi in canoa il secondo giorno di viaggio

Ormai siamo nella foresta tropicale, i nostri ripartono baldanzosi (ma con gli occhi socchiusi) pronti al richiamo dell’avventura. Dopo qualche ora di ricche pagaiate dei pirogari i nostri, aggirando alcuni pericolosi vortici, entrano nella foce di un torrente e parcheggiano. Risalendo il torrente ci troviamo davanti a una bella cascata, dove troviamo gli austriaci in bicicletta che fanno il bagno nudi con il pirogaro. Dopo aver chiesto permesso a Evelyn (che confessa candida di aver visto altri cazzi in vita sua) ci aggreghiamo felici, proviamo la forza della cascata e passiamo un’amena oretta.
Pranziamo a base di pane, formaggio, sardine, pastone e ananas. Si riparte e il tempo si fa incerto. Pioverà ?

Madagascar - Cascata incontrata il secondo giorno di viaggio sul fiume

Com’è ovvio, un’ora prima del nostro arrivo al villaggio di destinazione arriva l’acqua. Al villaggio i nostri si deliziano del tè locale bevuto nelle tazze lavate con acqua di fiume stantia. Petroz si limita a un assaggio, solo Boerdin osa e finisce la tazza. Gli eroi vengono posizionati su un’isoletta in mezzo al fiume davanti al villaggio, dove pascolano gli zebù. La pioggia ancora va e viene e i nostri montano la tenda e attendono la cena. La sera si intravede qualche stella. Spettacolo, Boerdin e Martin esplorano i cespugli dell’isola. Boerdin si decide a prendere l’Imodium.
La notte passa più serena delle precedenti mentre ignoti animali vagano intorno alla tenda emettendo strani rumori e stimolando i cani del villaggio.
La sveglia alle 5 è sempre dura. Colazione come la precedente e ripartenza.
La foresta sta scemando ormai, i nostri si avvicinano alla fine del viaggio in piroga, che è ormai alla frutta, Theo passa il suo tempo a buttare l’acqua fuori, ma si continua a viaggiare a pelo d’acqua. Nel frattempo l’ombrello del Boerdin è sparito ma impavido affronta il finale di viaggio senza emettere fiato. Per fortuna il cielo è clemente, il sole fa capolino solo quando i nostri arrivano al villaggio di destinazione. Lì pranzano con pane, formaggio, sardine, uova sode e ananas, per poi ripartire sotto la candela su un carretto trainato da due zebù.

Madagascar - Gli eroi in partenza sul carretto trainato dalla zebù alla fine del viaggio in canoa

A pomeriggio inoltrato, dopo aver attraversato varie difficoltà, tra cui due fiumi da guadare, con lo zebù bastardo che si pianta e non riparte più, i nostri giungono al villaggio di Antsirakana, dove ci sono dei bungalow, elettricità fino a una certa ora e la possibilità di farsi una doccia con l’acqua di un secchio.

Madagascar - Attraversamento del guado
Madagascar - Bambino al guado
Madagascar - Attraversamento del guado
Madagascar - Attraversamento del guado


31 dicembre 2004 ore 22.30 circa Morondava

Ad Antsiraka il pomeriggio passa tra lo spettacolo del Boerdin ai bambini, con il numero della scopa volante e quello del bisonte selvaggio, doccia, chiacchiere con gli austriaci, che tentano in tutti i modi di trovare un passaggio fino a Morondava. La sera, cena a base di insetti, riso, pollo e ananas.
Ripartenza stamattina in 4x4 dopo chiacchieratone notturna con il Petroz. La strada è brutta, piena di fango, buche e crepe. La vegetazione cambia ancora. Lungo il sentiero incontriamo qualche baobab, persone a piedi, in bici (come gli austriaci), uccelli, gruppi di farfalle che si raccolgono a centinaia per succhiare il sale che rimane sulla strada quando evapora l’acqua. Sosta in un hotely in uno dei tanti villaggi lungo la strada, riso + carne o pesce. Si riparte e i baobab si fanno sempre più numerosi e grandi. Il baobab sacro, quelli innamorati, il viale di baobab, si giunge a Morondava verso le 4, ai bungalow “Le bungavilliers”, un posticino carino sul mare a 12 euro per tutti e tre. Facciamo il bagno, cazzeggiamo, ritornano i francesi che, per risparmiare (?), sono andati un po’ più in là. Cena ricca a base di pesce con il Boerdin che trova il chewingum nell’aragosta.


6 gennaio 2005 pomeriggio Ranohira

Martin e Petruz si stanno affrontando in un’epica partita a scacchi.
Lì a Morondava la notte di capodanno è venuto il diluvio e Boerdin non è riuscito a telefonare, nonostante tutti i tentativi. La mattina successiva gli eroi si presentano puntuali alle 6.20 davanti all’albergo, per giungere in aeroporto entro le 7 per confermare la prenotazione. Ma il taxi, che come concordato doveva essere lì alle 6, non c’era. Corsa allora in centro a cercarne uno alternativo, in mezzo alle pozzanghere non se ne trova uno, finché non lo becchiamo alle 7 meno cinque, corsa all’aeroporto dove non c’è nessuno, il primo impiegato arriva alle 8.
Ovviamente, non c’è nessuna prenotazione a nostro nome, come assicurato da Mr. Donnee, ci mettiamo in lista d’attesa, finché mezz’ora prima di partire ci danno l’ok, 85 euro e via, sul twin hotter super doppia elica a 19 posti. Sosta all’aeroporto-savana di Manja e ripartenza con grande vista su cielo e terra, foreste, prati, savane, fiumi, arrivo a Tulear a l’una; taxi fino a Saint Augustin, posto – oro consigliato dai francesi.

Madagascar - Sosta all’aeroporto-savana di Manja con il twin hotter doppia elica

L’impatto non è un granché, il posto è sporco, i locali sono lentissimi e rincoglioniti, la spiaggia è piena di alghe, c’è anche un canale pieno di merda, piove dentro la capanna dove si mangia… L’unica cosa veramente interessante è stata la conversazione con i francesi turisti, discorsoni sul Madagascar, sulle risorse, sull’iniziativa, l’azadivactina indica (nim), le arance, anche discorsi di merda.

La sera il Martin prenderà Lariam, Colicalm, Aspirina, e prenotiamo la piroga da Rambo per spostarci ad Anakao. La mattina dopo partiamo con ‘sta piroga a vela con il secondo pattino e i Rambo della famiglia Nelson ci portano fino a Nosy Ve dove Martin e Petruz fanno immersione, poi insieme giro turistico dell’isola, ricco e spinoso (punta di agave nell’alluce sinistro del Boerdin), infine sbarco ad Anakao. Spiaggia bianca, mare smeraldo, bungalow grazioso in palma e legno, un deciso salto di qualità (Chez Eric e Carole Vezo). Ponatura tattica al ristorante con coca e cacahuets a Martin che rimbrotta subito il Boerdin perché non lo vuole a petto nudo, dato che ha già adocchiato una spagnola e vuole fare bella figura (e si lamenta della puzza). Appena dopo pranzo cade il diluvio, si bagna il bungalow.

Madagascar - Martin, Petruz e i fratelli Rambo sulla spiaggia di Anakao

Il Martin, per placare definitivamente la diarrea, prende un paio di disinfettanti intestinali, un paio di aspirine, l’imodium. La sera a cena Martin sfoggia tutto il suo fascino con la spagnola (che tra l’altro è qui con un neo – ingegnere civile francese che costruisce strade a Diego Suarez). Boerdin e Petruz suggeriscono le mosse, distraggono l’ingegnere, spianano la strada al Martin che all’ultimo momento, quando sembra che basti solo la mossa finale, rinuncia.
Boerdin si attiva inutilmente nella ricerca di un telefono. La notte passa tranquilla, tranne che per il Martin che ha la febbre alta. Il giorno dopo batte il sole e Boerdin e Petruz battono la spiaggia in cerca di una barca e del telefono, mentre il Martin resterà tutto il giorno a letto.
Il pomeriggio sul colle più alto della zona Boerdin, Petruz e due locali dopo mille traffici tentano di telefonare in Italia. A casa rispondono ma la donna no. Boerdin insiste e insiste finché comincia a piovere. Stoico, continua a tentare fino al diluvio, quando ringrazia il locale e fugge al bungalow.
Dubbi scuotono i nostri. Reggerà il Martin all’Isalo? E il tempo?

Madagascar - Alba sul mare ad Anakao

L’indomani alle 5 i nostri sono pronti armi e bagagli sulla spiaggia, montano sulla piroga a motore fino a Tulear, passaggio della carretta degli zebù fino al taxi, poi taxi-brousse fino a Chez Alice. Contatti immediati con la guida Nemaise, accordi per il percorso, speranze per il tempo.
Piove tutto il giorno e la notte. L’indomani piove ancora. I nostri si presentano bardati all’appuntamento, affrontano gli elementi senza battere ciglio, affrontano la savana, poi i canyon, poi scendono in valli nascoste dove fioriscono cascate e giungla pura.

Madagascar - Boerdin e Petruz presso una cascata al parco dell’Isalo

La sera campeggiano vicino alle cascate e risalgono il fiume per sport. In un passaggio ardito, incredibilmente, dopo una presa plastica degna di Spider Man, il Boerdin scivola e cade nel fiume tra le rocce. Salva i biglietti, soldi e macchina fotografica ma sbatte il torace sulla roccia. Eroicamente il nostro recupera subito e intraprende senza paura la strada del ritorno.
La sera passa amabilmente in conversazione con i francesi di Parigi, con lui figlio di ex coloni del Madagascar che si è fatto anche il centro e sud America in bici con lo sponsor che gli ha pagato l’aereo e 200 euro al mese per mangiare.

Madagascar - Ritorno dal parco dell’Isalo

Notte in tenda e la mattina c’è il sole. Si convince la guida ad andare al canyon. Si torna al villaggio a prendere la macchina. Affrontiamo il fango a spinta e si riparte a piedi attraverso scenari fantastici. A un guado il fiume tradisce il Boerdin, che bagna la macchina fotografica. Ancora fiumi, torrenti, cascate, il canyon dei makis, i lemuri, i serpenti d’acqua, il merlo malgascio, il martin pescatore. Si ritorna a Ranohira ancora con il bel tempo e finalmente ci cucchiamo il primo tramonto d’Africa qui in Madagascar, con il cielo largo e aperto invaso di colori.
Stellata importante qui a Ranohira, quattro stelle cadenti in cinque minuti, due davvero fuochi d’artificio.


7 gennaio ore 16.30 40 km prima di Fianatsaroa

Stamattina è successa una cosa strana. Nemaise è venuto alle 6.30 per farci prenotare il taxi-brousse in posto privilegiato. A me non ha convinto, ma ci eravamo fidati di lui fino ad adesso, gli avevamo lasciato più di un milione di franchi malgasci.
Vengono a prenderci verso le 7.30 quando era previsto alle 8. Strada bloccata da un camioncino. Dopo inutili tentativi, il nostro tenta una strada alternativa e si blocca a sua volta. Arriva un camion che libera il primo camioncino. Riusciamo a liberare il nostro taxi-brousse. Mentre tenta di attraversare la zona difficoltosa, Petruz viene assalito da una vespa che gli fa due punture. Scarichiamo in centro il Petruz per farsi disinfettare con un po’ di rhum mentre il taxi-brousse cerca altri clienti.

Madagascar - Interno di un taxi-brousse

Partiamo che è quasi vuoto. Dopo due ore di sosta alla stazione dei taxi-brousse di Inbosy, dove ci fanno cambiare taxi-brousse, saliamo su uno pieno e disastrato. Il viaggio è lento anche se affascinante, gli scenari stupendi, monti come rocce uniche, cielo largo, verde dell’erba, rosso della terra, blu del cielo e bianco delle nuvole. Sosta per ogni cosa e in ogni dove, il motore fuma, l’autista cerca l’acqua. Varie soste, 10 ore per 280 km ma finiamo nel lusso, alla Tsara Guest House.


9 gennaio sera Ambositra

Ieri siamo finiti al Parco di Ranomafana. Abbiamo visto la foresta diventare giungla sempre più folta. Abbiamo pagato l’ingresso e assoldato una guida e ci siamo addentrati nel folto, vedendo lemuri, ragni, toccando serpenti. Mentre assaporavamo l’incanto della foresta e Boerdin riviveva qualche flash del Corcovado, i nostri venivano assaliti dalle sanguisughe e la strenua lotta per difendersi rovinava il resto della gita.
Sulla strada del ritorno variati tentativi di telefonare, alla fine coronati da successo, tranne con la donna che ha il telefono spento. Serata di discussioni. Nella notte il Boerdin si trova l’occhio destro pieno di muco e trema per la febbre. La mattina successiva conto da paura dell’hotel e partenza un po’ mogia, farmacia irraggiungibile dato che è domenica, i nostri dopo varie vicissitudini affrontano un duro viaggio che è tutta una curva fino ad Ambositra dove vorrebbero fare qualche acquisto.
All’arrivo Petruz ha una serie notevole di scariche, per cui ringrazia la Tsara Guest House. Poi tra il riposino, il diluvio, la domenica, i nostri non riescono a fare nessun acquisto. In compenso, finalmente la donna risponde al telefono.

Madagascar - Il nostro percorso


giovedì 13 gennaio 2005 ufficio CNB Peraga di Vigonza (Padova) ore 12.16

A volte mi domando cosa centro io con i viaggi. Io che sono tutto fuorché robusto, che ho lo stomaco debole, che soffro il mal di mare, il mal d'auto, mal di tutto, che riesco a parlare male perfino l'italiano.
Sono tornato acciaccato, forse anche con qualche costola incrinata, però...

Cazzo, c'è quel PERO', ed è grande come una casa.
Non so raccontare i colori che ho negli occhi, la fisicità di corpi accatastati in una tenda o in un taxi-brousse, la carne di zebù, le scorreggie diarroiche (attenzione cari colleghi d'ufficio...), il fango, la pioggia, i vestiti bagnati, il bagno nelle cascate, le sanguisughe, le stelle cadenti, la fatica, gli odori, il sudore, il caldo, la stanchezza che ti fa addormentare comunque e dovunque...
A farle sono cose che possono fare tutti, anzi forse io sono uno dei più improbabili consumatori d'avventura.
Però...

Trent'anni e il mio bagaglio d'avventure sono sufficienti per sapere che la città farà presto a inghiottirmi con i suoi ritmi e le sue regole, per sapere che presto ricomincerò a ingrigirmi, a smarrire l'emozione e i colori che ho addosso.
So che ci vorrà poco per ritornare il coniglio che ero.
Però...

Già il capo si è presentato con il suo conto da saldare, montagne di lavoro arretrato, invidia, lavoro che ho lasciato a lui. Altri verranno a battere cassa, figurarsi, devo ancora pagare l'aereo al Martin (a proposito, mi mandi il tuo conto che ti faccio fare un bonifico...).
Però...

...però mi godo quello che ho addosso ora, e mi scuso di non saperlo raccontare.
Non si può, semplicemente.

Ora cerco l'intensità in tutte le cose.

Baci e abbracci

Nick

Tutte le immagini del Madagascar

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