mercoledì 6 settembre 2017

L'arte di arrendersi

L'asma mi sta insegnando l'arte di arrendersi. Quando arriva, devi abbandonare tutto quello che stavi facendo per dedicarti a lei. Se capita mentre dormi nel tuo letto, devi svegliarti, cercare una posizione favorevole, tossire per liberare i bronchi e cercare di respirare il più possibile tra un colpo di tosse e l'altro. Non hai tempo per arrabbiarti. Devi arrenderti a lei, perché il corpo rilassato richiede meno ossigeno.
Capisci che non hai nemmeno il controllo completo del tuo corpo, che sembra rivoltartisi contro e a stento acchiappi pensieri ed emozioni che schizzano nella mente in preda al panico. Stai lì, seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro. Attendi che il farmaco faccia effetto e intanto osservi mentalmente il rigagnolo d'aria che sibila mentre s'intrufola in profondità nei bronchi fino a raggiungere i polmoni. Il rigagnolo d'aria entra ed esce, sibila e talvolta fischietta per lo sforzo di insinuarsi in buchi sempre più stretti a causa del muco. Che cosa avrà provocato questa reazione stavolta ? Che abbia digerito male ? C'è stato uno sbalzo di temperatura ? Un colpo di vento ? I pollini ? Non hai molta energia per le speculazioni. L'attenzione va al respiro e ti stupisci. Ti stupisci della fragilità della vita, fragile tanto quanto quel rigagnolo d'aria che porta la quantità minima di ossigeno al cervello, al cuore e a tutta la baracca.
Infine il cortisone comincia a fare effetto, impone la sua pace armata: inibisce il muco, rilassa i bronchi e tutto riprende come prima. Se sei fortunato, hai ancora un po' da dormire prima della sveglia.

Così anche nella vita. Desideri, pianifichi, implementi la strategia, adoperi tutte le tue risorse, le tue energie e poi, quando meno te lo aspetti, l'imprevisto. Ti fai passare l'arrabbiatura e ricominci, determinato, affini anche la strategia e poi, tac, un altro imprevisto. Ma non puoi demordere, la tua strategia è quella giusta, deve funzionare, devi raggiungere il risultato, le cose devono andare in quel modo, e farai di tutto perché vadano in quel modo, lotterai, manipolerai, passerai sopra ad altre cose importanti per te o per chi ti è vicino. Ma anche se riuscirai ad ottenere ciò che desideri, sarà solo per poco, e breve sarà la tua soddisfazione.
Che le cose vadano esattamente come desideriamo è un'eccezione. Il controllo che crediamo di avere sulla nostra vita è un'illusione.
Ci sono almeno un paio di buone ragioni per cui le cose stanno in questo modo. La prima è che ci sono parti di noi con cui non ci identifichiamo e sono quindi inconsce e in quanto tali agiscono fuori dal nostro controllo. La seconda è che ci sono tante cose, persone, eventi fuori di noi su cui possiamo avere un'influenza ma sono lontane dal nostro controllo.
L'arte di arrendersi è quindi la capacità di rinunciare al controllo continuo della nostra vita o di quella degli altri. E' l'arte di comprendere che noi abbiamo solo una parte di responsabilità in ciò che accade e solo per questa parte possiamo rispondere o intervenire. E' l'arte di accettare di ciò che è, e di lasciare andare le cose come noi le vorremmo.

"Per alcune persone, arrendersi può avere una connotazione negativa, che implica la sconfitta, la rinuncia, il fallimento nell'affrontare le sfide della vita, diventare letargici e così via. Arrendersi veramente, però, è qualcosa di completamente diverso. Non significa cessare di elaborare piani o avviare azioni positive. Arrendersi è la semplice ma profonda saggezza di seguire piuttosto che opporsi al flusso della vita." Eckhart Tolle

sabato 19 agosto 2017

Il Potere Personale

di Julie Diamond, estratto del libro Power: A User’s Guide. Traduzione in italiano di Nicola Bertin.

Il Potere Personale è una combinazione di Rango Spirituale e Rango Psicologico (per maggiori informazioni sul concetto di rango leggi il post precedente, la percezione del Potere). A differenza del potere sociale, il potere personale non dipende da niente di esterno o sociale per il suo valore. Mentre il potere personale non può essere misurato, la sua influenza è incalcolabile. Comprende la nostra abilità a fare e mantenere amicizie, negoziare conflitti, promuovere i nostri interessi, affrontare le sfide, imparare dalle difficoltà, rialzarsi dai fallimenti ed essere sostenuti da un senso di significato e scopo nella vita.

Il Potere Personale è qualcosa di innato e anche qualcosa che si sviluppa nel corso della vita. Deriva dalle caratteristiche con cui siamo nati così come dalla nostra esperienza, le capacità e abilità che abbiamo sviluppato nella vita. A differenza del potere sociale, il valore del tuo potere personale non è in contrasto con quello degli altri. Non c'è confronto né competizione tra poteri personali. Ognuno di noi è unico e così è il nostro potere personale.

Qualcuno di noi è stato incoraggiato ed amato e il nostro potere personale viene dal supporto sociale. Qualcuno di noi ha lavorato duro per superare delle sfide e, facendolo, ha scoperto profonde risorse interiori. Qualche volta troviamo potere spirituale attraverso pratiche religiose o spirituali. Qualche volta siamo "grintosi", tenaci nell'affrontare le sfide, lavoriamo con costanza verso gli obiettivi e rimaniamo ottimisti.

Il Potere Personale viene anche dalle lotte, da quelle esperienze di vita che non sono state facili. Se non apprezziamo dove siamo stati, diamo le spalle alla parte di noi che è stata vittima. Lodare l'alto rango rispetto al basso rango può farci reagire da una posizione bassa e farci fare un cattivo uso del potere che abbiamo sugli altri.

Quadro di Arnold Mindell

giovedì 17 agosto 2017

La percezione del Potere

di Nicola Bertin

Esistono diversi tipi di potere. In moltissime canzoni è celebrato il potere dell'amore. Ma esiste anche un potere della forza fisica, uno dato dall'intelligenza, il potere del denaro, della bellezza, della persuasione, della politica, delle armi.
Esiste anche un potere personale, che viene dal profondo di ognuno di noi e nessuno ce lo può togliere.
Quale che sia il potere a cui vi riferiate, ogni individuo ha la necessità di sperimentare un qualche tipo di potere, di sentire che la propria presenza ha un impatto nel mondo intorno a sé. Citando il filosofo Friedrich Nietzsche, potremmo dire l'essere umano è un animale che ha bisogno di significato. Il potere permette all'essere umano di sentire che la propria presenza è significativa, ha un valore nell'economia generale dell'universo.

Una delle sensazioni peggiori che si possono sperimentare è infatti sentirsi powerless "senza potere". Ecco alcuni esempi di momenti in cui è possibile sentirsi senza potere:
Il partner che amo se ne va. L'azienda che mi dà lavoro mi lascia a casa. Mio figlio fa quello che vuole e non mi ascolta. Sono molto di fretta e trovo il semaforo rosso. Un rapinatore mi minaccia con un coltello. Sono ad una festa e nessuno si accorge di me. Scrivo un bellissimo post su facebook e non ricevo nemmeno un like. Sto partendo per le vacanze e mi si rompe l'auto. Sto parlando in pubblico e la gente sbadiglia annoiata. Sono alla cassa del supermercato e il bancomat non funziona. Cerco di scrivere qualcosa per un romanzo o una relazione e non mi viene in mente niente. E' tutta la vita che non riesco ad avere buoni rapporti con mia madre. Soffro una malattia che sembra incurabile. La morte di una persona cara.

Analizzando gli esempi sopra citati possiamo osservare che si tratta di aspettative, desideri, bisogni che vengono frustrati o delusi. In questo casi, il potere può essere percepito come ciò che sta in mezzo tra quello che vogliamo e la sua realizzazione o la mancanza di potere può essere percepita come un ostacolo superiore alle risorse che abbiamo a disposizione per ottenere quello che desideriamo.
C'è anche un altro aspetto interessante nell'uso del potere nelle relazioni. A volte, in una discussione animata, la capacità di esprimere il proprio punto di vista e gestire le proprie emozioni non è sufficiente per sfuggire alla sensazione di impotenza e frustrazione. In quel caso è possibile che emerga un'altra parte di noi che usa un potere diverso, più legato alla natura animale dell'uomo, aggressivo, violento, fortemente determinato.
Il Potere è legato a qualcosa di viscerale. Citando Arnold Mindell "Ognuno diventa agitato o violento se viene fortemente ignorato, marginalizzato e lasciato solo nella disperazione." (Conflicts: Phases, Forums, and Solutions, p38).

Nella Psicologia orientata al Processo, si parla di Rango come la somma dei privilegi di un individuo, che dipende dalle sue caratteristiche sociali e personali, all'interno di un determinato contesto. Il direttore di un'azienda, per esempio, all'interno del contesto aziendale ha sicuramente un rango superiore dell'impiegato appena assunto. A un rango alto è associato molto potere, a uno basso, poco.
I tipi di Rango sono, secondo la suddivisione di Julie Diamond:
Rango Sociale. Dipende da quanto un individuo si identifica o è visto come parte di un gruppo dominante nella società. I fattori che lo determinano possono essere, per esempio, razza, genere, età, ricchezza, nazionalità, religione, orientamento sessuale, salute, educazione, lingua.
Rango Strutturale. Dipende dalla gerarchia dentro un gruppo o un'organizzazione. Possono essere posizioni come direttore, impiegato, presidente, dipendente, con il potere legato alla posizione. La gerarchia può essere anche nascosta o non esplicita, come in una famiglia o un gruppo di conoscenti.
Rango Psicologico. E' il senso di sentirsi centrati, sicuri di sé stessi. E' connesso alla consapevolezza, l'auto-conoscenza e l'autostima. Il Rango Psicologico supporta l'abilità di esprimersi anche di fronte a grandi poteri sociali. Aiuta ad essere fluidi nella relazione in molte situazioni e a tollerare la tensione senza cadere a pezzi.
Rango Spirituale. E' un senso di sentirsi connessi a qualcosa di divino o trascendente che permette di rimanere centrati anche in mezzo a un terribile conflitto. E' indipendente dalla cultura, dalla famiglia e dal mondo. Viene dalla sensazione di essere "dalla parte giusta" e da a queste persone grande convinzione.

Il Rango e, quindi, anche il Potere
- è qualcosa che viene in buona parte - percepito -. E' possibile solo in parte misurarlo perché dipende in buona parte dalla percezione unica dell'individuo.
- dipende dal contesto.
- è perlopiù inconsapevole.
- dipende dalle risorse che siamo in grado di attivare o sviluppare.
- ha anche una forte influenza sulla salute fisica e psicologica di un individuo. Studi su fasce di popolazione negli Stati Uniti dimostrano che chi ha un rango più basso, rispetto a chi a un rango più alto, ha un'aspettativa di vita più bassa e una maggior disposizione a contrarre alcuni tipi di malattie.

Sviluppare capacità di comunicazione e gestione delle emozioni può cambiare la percezione del Potere e prevenire la degenerazione dei conflitti in conflitti violenti.
Sviluppare consapevolezza del proprio Rango può prevenire fenomeni di abuso e migliorare significativamente l'autostima e la relazione con sé stessi e gli altri.
Il modo in cui usiamo il nostro Potere dipende da come lo percepiamo. Il motivo principale per cui si fa un cattivo uso del proprio Potere è sentirsi deboli. Avere un alto rango e sentirsi deboli è la condizione più favorevole all'abuso di Potere.

Julie Diamond, coach, consulente di leadership e autrice del libro Power: A User’s Guide. Nel video qui sotto parla, accanto all'intelligenza emozionale e all'intelligenza sociale, di power intelligence come di una competenza che permetta un'uso proprio e consapevole del Potere. "Alla fine della giornata" sostiene Julie "quello che conta è il proprio potere personale."

Le cinque regole del potere secondo lei sono
1. Il Potere è una sensazione, non un fatto.
2. E' più facile sentire di avere poco potere piuttosto che sentire l'influenza positiva di un ruolo di grande potere.
3. Il contesto mette in discussione il Rango sociale.
4. Il Rango sociale, dato che dipende dal contesto, è estremamente fragile.
5. Il Potere Personale è ciò che legittima il potere della posizione per avere veramente un effetto e far accadere le cose.

giovedì 10 agosto 2017

La Facilitazione Interiore

di Nicola Bertin.

"Interiore ed esteriore vanno assieme. Politica e lavoro interiore quotidiano non sono separabili. Non si può muovere una critica al mondo senza essere disposti a guardare il mondo di cui siamo portatori, l'universo composito della nostra stessa persona." Arnold Mindell

Il mondo interiore si specchia in quello esteriore. Il modo in cui gestiamo i nostri conflitti interiori, le nostre emozioni, la nostra autostima ha una profonda influenza sulle relazioni con gli altri e il modo in cui gli altri ci vedono.
Cosa comanda dentro di noi, cuore o ragione ? I nostri bisogni come individuo o la necessità di essere accettati dagli altri ? Il senso di responsabilità o il bisogno di libertà ? Come troviamo, se lo troviamo, un equilibrio dentro di noi ?
Dalla risposta a questa domanda dipendono anche le relazioni che viviamo, come affrontiamo i conflitti con gli altri, al lavoro, a casa, nel mondo, come ci sentiamo in gruppo, il senso di realizzazione personale, il senso di autostima, la capacità di leadership. Trovare un equilibrio interiore, una mediazione, una facilitazione tra i bisogni delle diverse parti di noi permette non solo di sentirci meglio con noi stessi ma permette di sviluppare la consapevolezza necessaria a trovare un equilibrio nel mondo esteriore. Per esempio, tra i nostri bisogni e quelli delle persone che ci circondano, a casa o al lavoro. Permette di sviluppare più facilmente empatia e comunicare meglio.

Nella facilitazione interiore si vanno ad esplorare le principali parti di noi: la parte più adulta, quella più legata all'infanzia, quella più spirituale, quella mediatrice, per scoprirne le caratteristiche e i bisogni e come le diverse parti comunicano tra di loro. Useremo il canale visuale per identificare le parti e osservare le dinamiche. Infine cercheremo di portare la consapevolezza acquisita nella vita di tutti i giorni.

martedì 8 agosto 2017

I cinque benefici della facilitazione

Questo post è un estratto di un articolo di Valerie Patrick originalmente pubblicato nel The Competent Collaborator e poi ripreso nella rubrica Coffee Break di Beatrice Briggs per IIFAC e tradotto in italiano da Nicola Bertin.

Questi cinque benefici chiave della facilitazione si basano sui servizi di facilitazione offerti dal Hayes Group e Kinharvie Institute.

Beneficio #1: la Facilitazione migliora i risultati delle riunioni. Migliorare i risultati delle riunioni è un modo per aumentare il rendimento degli investimenti nelle riunioni. L'investimento di una riunione è dato dalla somma dello stipendio per unità di tempo moltiplicato per il tempo di ciascun individuo presente alla riunione. Il rendimento dell'investimento è il valore monetario che i risultati della riunione consentono rispetto all'investimento per una riunione. Pertanto, migliorare i risultati delle riunioni in modo che i risultati della riunione consentano azioni che portino valore all'organizzazione è un modo per migliorare il ritorno sugli investimenti.

Beneficio #2: la Facilitazione migliora l'efficienza delle riunioni. Migliorare l'efficienza delle riunioni significa prendere meno tempo per raggiungere un dato insieme di risultati e ridurre le dimensioni degli investimenti necessari per ottenere un certo ritorno.

Beneficio #3: la Facilitazione gestisce professionalmente il comportamento disfunzionale del gruppo. A volte non hai scelta su chi deve essere coinvolto in una riunione. Il comportamento disfunzionale di un individuo in un gruppo può aumentare drasticamente il tempo di una riunione. Inoltre, il comportamento disfunzionale di un individuo in una riunione può ostacolare gli sforzi per produrre valore. In poche parole, il comportamento disfunzionale in una riunione è il nemico del ritorno sugli investimenti da quella riunione.

Beneficio #4: la Facilitazione consente al leader di partecipare al lavoro di gruppo. Tipicamente, i leader che assumono facilitatori non solo comprendono il valore della collaborazione per stimolare l'innovazione e produrre il cambiamento necessario, ma sono anche loro stessi grandi collaboratori. I facilitatori professionali non si impegnano nel lavoro di gruppo perché hanno bisogno di rimanere concentrati sulla conduzione del processo per raggiungere gli obiettivi concordati dell'incontro.

Beneficio #5: la Facilitazione guida il gruppo alla responsabilità. Gli incontri facilitati a livello professionale sono altamente interattivi. Il contenuto viene generato dai partecipanti stessi. Inoltre, riunioni professionalmente facilitate restituiscono dei risultati che promuovono azioni informate a seguito della riunione. Con la generazione di contenuti, i partecipanti "si giocano la pelle" e affrontano volentieri i passi successivi associati ai risultati delle riunioni.

giovedì 22 ottobre 2015

La quarta dimensione

La quarta dimensione. Il dominio del tempo.
Che cosa curiosa tornare nella città natale con alcuni sacchi di questo prezioso elemento sulle spalle.
Mi muovo secondo l'ispirazione per casa e per le vie note e non, come un cane in libera uscita, fiutando, osservando, ascoltando, attento a possibili tracce emozionali, vecchie fotografie, ricordi, piccole bombe pronte ad esplodere.

Alcuni giorni fa sono stato al dipartimento di elettronica e informatica. Ho passeggiato lungo i corridoi, sbirciato in aula studio, mi sono fermato qualche minuto in un aula vuota.
Ho ritrovato i vetri sporchi, i muri spogli, l'odore del gesso misto a sudore, il contatto delle mani con i banchi di legno sempre più segnati, la lunga lavagna nera. Nel silenzio l'aria era ancora carica della vecchia tensione, dell'ansia che si aggrappa allo stomaco. Era tutto lì, incollato alle pareti come un antico incantesimo maligno.
Non sono scappato via. I fantasmi non hanno potere su di me, se non sono io a darglielo.

Ho fatto anche il giro dei parchi. Quanto mi mancava immergermi in questo mare di verde! E il vento fresco che dipinge dei colori dell'autunno le foglie degli alberi. I parchi mi raccontano di storie più serene, mi ci sento a casa, anche se non riconosco i volti delle persone intorno a me. Ci sono molte coppie con bambini, segno concreto che la vita è inarrestabile, nonostante l'inquinamento e la corruzione.
Sono andato a caccia di un parco dove sono stato una volta sola, ma abbastanza per fare l'esperienza di un bacio speciale, perché è stato il primo di una lunga serie. Ma, forse, era un parco di cartapesta, perché non l'ho trovato. Forse è stato inghiottito, o si è trasformato, durante l'evoluzione della città. O forse si è perso in un sogno, chissà.
Il profumo dei gelsi, nemmeno quello mi ricordavo.
Mi ricordo invece di lunghe serate estive in Prato, dolci e amare, al rumore dei bonghi. Immutata è la magia remota della Specola, silenzioso guardiano di Altri Tempi.
Assaggio goloso con i piedi nudi il tepore di questi giorni di sole, finché ce n'è.
M'incanto a guardare le foglie ingiallite correre per strada.

venerdì 27 gennaio 2012

e i viaggi (con un minimo di avventura)

Nicola Bertin nasce, avventurosamene parlando, nell'estate del 1991 quando, seguendo l'impulso del Martin, si imbarca nell'impresa che segnerà per sempre il suo rapporto con l'Avventura: Il giro della Corsica in bicicletta. 18 giorni di fatica, di sole, di mare, di paesaggi mozzafiato, di pasta scotta senza sale, di discese a rotta di collo e salite stringendo i denti, che spero di avere un giorno il tempo di raccontare.

Dopo questo felice preludio il nostro rinnega la ricerca dell'avventura per dedicarsi inutilmente a quella dell' altra metà del cielo. Vengono quindi battute le spiagge di mezza europa, Jesolo, Rimini, Barcellona, Parenzo, fino a quando nel marzo 1997, nella natia Padova, non comincia la storia con Fabiola. Appagato nella carne, ma tarpato nelle ali dello spirito, seguono una serie di simpatiche vacanze marine (Jesolo, Croazia, Toscana, Marche, Puglia) fino al 2000, quando la storia finisce.
Degni di nota sono nel 1993 il campeggio libero a Bibione con Asto, Paolo, Gianlu e Cecca, e il ritorno avventuroso dal primo viaggio a Barcellona con il Martin e mio fratello.

Con il cuore e lo spirito liberi il 2001 è un anno esplosivo: si parte con il Capodanno a Praga, con Asto e Frenk, Gianlu e Laura e il fido Martin. Si passa poi allo sportivissimo weekend al Parco dell'Orecchiella in Garfagnana con il Martin, il Petroz e il Cayman (vedi
Noi, uomini duri (Garfagnana 2001) ). C'è poi il Fandango sopra il lago di Como, assolutamente da ricordare, con Olo, Cayman e il Martin. In estate, con Asto(n) Martin e il Jaguar Team i 4000 km nel Nord della Francia (vedi Cesso Team, il ritorno (Bretagna e Normandia 2001) ).

Il 2002 è un anno importante, dopo 9 anni di studio, lavoro, gruppi e animazioni varie finalmente arriva la laurea. Un occasione buona per mettersi finalmente a imparare l'inglese (vedi Celtic Cesso Team: the animal farm (Irlanda 2002) ).
Come premio poi per la laurea, ma anche per sfuggire all'angoscia del non-lavoro, all'inizio del 2003 c'è poi il famoso viaggio in Costarica con il Petroz (vedi e il Costarica (gennaio - febbraio 2003) ), che segna sicuramente un passaggio importante.
L'estate poi, con il lavoro appena trovato e gli ultimi soldi prelevati dal conto in banca appena chiuso c'è, sull'onda nella nostalgia della Corsica, in viaggio in solitaria in Sardegna, ancora in bici (vedi e la Sardegna in bici (Agosto 2003) ).

Il 2004 è l'anno di una nuova storia, dalla cena del corso d'inglese compare Ingrid, che però, facendo il medico, lascia - apparentemente - spazio al nostro eroe. L'estate, insieme a Gianlu, Riccio e Raffa, il nostro va in moto a trovare Andreas ad Atene, avendo così modo di assistere alle Olimpiadi e a diversi spettacoli del panorama greco.
Nostalgico del Costarica e con la donna senza ferie, il nostro ne approfitta per fare un giretto in Madagascar con il Petroz e il Martin (vedi e il Madagascar (Capodanno 2005) )
Alla fine di giugno è ancora tempo di Sardegna con Ingrid, stavolta a cavallo della mitica KLE 500.

Nel 2006 l'amore porta il nostro per la prima volta in Sicilia in compagnia di Simone. Il 2007 si riparte in moto con Daniela destinazione Francia, Avignone, Provenza, Costa azzurra, Gorge du Verdon.
Il 2008 è l'anno del cambiamento, dopo l'incidente in moto la Red Donkey porta Daniela e il nostro in Croazia, Montenegro e infine la spiritualità di Medjugorje.

Il 2009 è un anno di sofferenza, di preparazione e di lavoro interiore di fronte alle enormi sfide che lo aspettano. Il 2010 infatti il mitico, accompagnato prima da Mauro e Matteo, e poi dai fratelli, mette sotto le ruote della Red Donkey quasi 20.000 km, dall'Italia fino alla Mongolia e ritorno, ne il Mongol rally 2010.

Da questa esperienza incredibile, durissima e fantasmagorica il nostro prende la decisione di affrontare l'avventura delle avventure. Lascia casa, lavoro e amici e parte da solo con un biglietto di sola andata per la Nuova Zelanda.
Dopo 3 mesi è il momento di spostarsi in Australia e poi verso il Sud Est Asiatico per un anno esatto di mirabolanti avventure che lo porteranno a trovare sistemazione sull'isola di Tenerife. La sistemazione diventa residenza durante la quale il nostro coglie l'occasione di visitare buona parte della Spagna fino al fatidico incontro con il libro di Arnold Mindell Essere nel Fuoco che lo porteranno in giro per ecovillaggi e comunità per imparare l'arte della Facilitazione. Infine il ritorno in Italia, per frequentare la scuola di Arte del Processo e Democrazia Profonda.